Via Bardolino
A noi, abituati a circolare con l’aiuto del navigatore, può sembrare strano, ma un tempo le strade non avevano nomi e i nostri avi si orientavano identificandole in base alla vicinanza ad una certa struttura, ad esempio un ponte o una chiesa o in base al luogo tramite esse raggiungibile, ad esempio un mulino o un castello e talvolta anche solo in base alla loro importanza o grandezza (ad esempio, la strada maggiore).

È evidente però che questo sistema si rivelò insufficiente con l’ingrandirsi delle città e l’aumento del numero degli abitanti, facendo nascere l’esigenza di riferimenti più precisi.
A Milano ciò accadde già nell’età dei Comuni: nel 1200 la città, murata e caratterizzata dalla forma circolare, venne divisa in sei parti chiamate sestieri, che presero il nome dalle Porte principali (Porta Comasina, Porta Nuova, Porta Orientale, Porta Romana, Porta Ticinese e Porta Vercellina) e che vennero a loro volta suddivisi in zone più piccole dette “contrade”, ma per quanto riguarda le strade si continuò col sistema della sola identificazione tramandata oralmente.
Il nome ufficiale per le strade milanesi arrivò nel 1786 quando l’imperatore Giuseppe II decise di far installare agli incroci delle targhette in legno riportanti i nomi delle strade come risultavano tramandati fino ad allora.
Le strade non avevano però i numeri civici come li conosciamo oggi; detti numeri venivano infatti assegnati non con riferimento alla strada ma con riferimento ai singoli edifici, partendo dal Palazzo Reale (il n. 1) e proseguendo in una spirale antioraria, con l’assegnazione di numeri sempre più alti.
Ottant’anni più tardi, nel 1865, quindi col Regno d’Italia, si modificò il metodo di numerazione degli edifici e si adottò un criterio uniforme per la classificazione delle strade, in modo da creare un sistema che fosse valido per tutta l’Italia.
Nel corso del tempo e fino ad oggi tanti nomi di strade sono rimasti uguali a quelli storici, mentre altri hanno interpretato esigenze di un dato periodo per poi subire anche più volte mutamenti; infatti, come insegnano sia la toponomastica (studio dei nomi di luoghi) ad indirizzo storico sia l’odonomastica, diramazione dell’urbanistica che studia i nomi delle strade, questi ultimi consentono di comprendere la situazione geografica, culturale e sociale che li ha visti sorgere.
Per quanto riguarda l’apposizione di un nuovo nome a una strada, infine, rileviamo che di solito viene tenuto conto anche del nome preesistente, della particolare situazione o storia della strada e delle segnalazioni dei cittadini e che il nome nuovo deve venire approvato dalla giunta comunale e autorizzato dal prefetto e che nelle grandi città, come Milano, viene richiesto anche il parere di un’apposita commissione.

Nel corso dei secoli il Molino Doppio è sempre stato chiamato così, ma la strada sulla quale si affaccia risulta aver cambiato nome ben tre volte.

Evoluzione del nome di Via Bardolino
Nel 1881, come rileviamo dall’“Elenco delle Strade Comunali e Consorziali esistenti sul territorio” datato 3 marzo 1881, redatto in base a un Dispaccio del 1829 per il nuovo Regno d’Italia e conservato all’Archivio di Stato, il Molino Doppio prospetta su una strada comunale (la n. 29) che comincia dai mappali 1043 – 1296 e finisce ai mappali 1259 – 1269 e porta proprio il suo nome: Strada Molino Doppio, che probabilmente proviene da una delle antiche abitudini dette più sopra, quella di indicare una strada col nominativo del luogo tramite essa raggiungibile.

Questa nome però durò poco.
Già nell’anno successivo, 1882, il nome della strada risulta essere Riparto Barona I° n. 170, come appare dalla domanda per lavori edilizi presentata dall’allora proprietario sig. Riva Stefano e pubblicata nella scheda “Comune di Milano”. Il nome appare stavolta legato all’appellativo della zona in cui la strada si trova: Barona, ossia l’antico borgo rurale già facente parte dei Corpi Santi di Porta Ticinese.
Nel 1900, come appare dalla “Nuova divisione del Circondario rurale in riparti e numerazione relativa” avviene il passaggio a Riparto Barona V n. 80; il volume è stampato nel 1901, il nuovo assetto del riparto rurale è del 1900 e il vecchio appellativo resta, cambiano il numero di riparto di riferimento e il numero civico.
A titolo di curiosità segnaliamo che da questo documento risulta che il sig. Riva Francesco, proprietario del Molino Doppio, all’epoca era anche proprietario del Molino della Pace e della Cascina San Marcaccio.


Nel 1927 però il Circondario, come tutti gli altri circondari italiani, viene soppresso nell’ambito di una riorganizzazione della struttura statale e si rendono quindi necessari molti cambi di nomi di vie e di piazze. Infatti, come da Circolare n. 43 del 27 maggio 1932 della Segreteria Generale del Comune di Milano, il Podestà con cinque deliberazioni prese tra il 16 settembre 1931 e il 4 marzo 1932, denomina ben 186 vie e piazze della città tra le quali, in zona Ticinese, la “strada comunale che dalla via Barona va alla Cascina San Marco al Bosco”, che acquisisce il nome che porta ancora attualmente: Via Bardolino.
Il Podestà che prese tale decisione fu il Duca Marcello Visconti di Modrone, politico e imprenditore appartenente alla famiglia dei Visconti, che restò in carica dal 1929 al 1935. Come riferito da un funzionario dell’Archivio Civico Storico non risultano riportate motivazioni particolari per la scelta del nome e di conseguenza la si deve intendere come casuale e riferita semplicemente all’omonima località in provincia di Verona, come di solito avviene per appellativi generici (nomi di luoghi, di fiori, ecc.), mentre le motivazioni vengono quasi sempre espresse quando la scelta va a cadere su appellativi che si riferiscono a personaggi illustri o a eventi storici.
Anche nel libro “Le vie di Milano” (Dizionario di toponomastica milanese), un vecchio volume di Vittore Buzzi, aggiornato dal figlio Claudio, edito da Hoepli nel novembre 2005 e consultabile in Internet, si fa riferimento al nome della località veronese. Infatti la via Bardolino appare così descritta: “Bardolino (via), da via Barona a cascina S. Marco al Bosco, cap. 20142. Paese sulla sponda veronese del lago di Garda, rinomato per il pregiato vino omonimo”.