Dalle origini al Ducato di Milano

Il Molino Doppio, come del resto avviene per ogni cosa, appare inserito in un contesto ben preciso. Per ricostruire la sua storia si rivela quindi opportuno prendere in esame, oltre che la situazione del Molino stesso, la situazione della zona circostante. Occorre inoltre spingersi molto indietro nel tempo in quanto è dal lontano 1200 che tale zona ha cominciato a sviluppare i connotati che l’hanno fatta diventare come oggi la conosciamo, con un’inevitabile influenza sull’evoluzione del Molino.

I Comuni acquisirono diritti fino ad allora riservati agli imperatori, come la possibilità della promulgazione di leggi e della riscossione delle imposte e nei primi tempi il potere fu appannaggio di una collegialità di magistrati. Ma anche nel nuovo ceto sociale si aprì presto una differenza tra il cosiddetto popolo minuto, costituito da artigiani e titolari di botteghe, e il cosiddetto popolo grasso, costituito dai più ricchi imprenditori e mercanti, ai quali ultimi venivano affidate le decisioni più importanti e, per evitare pericolosi scontri, il governo comunale fu assegnato a un podestà. I Comuni apparivano ormai destinati alla crisi.

Tra il 1100 e il 1200 in diverse zone d’Europa prese il via un grande sviluppo, con l’aumento dei commerci, il rafforzamento dell’economia e la nascita di un nuovo ceto agiato. Tutto ciò portò, nel 1200, a uno scontro politico tra il nuovo ceto agiato e gli aristocratici: il primo, attivo promotore di arti e mestieri, rivendicava i diritti fino ad allora riservati ai secondi. Man mano che le città diventavano più grandi, le classi più facoltose dimostravano meno tolleranza nei confronti dei Signori feudali, o dei Vescovi o dell’Imperatore, chiedendo una maggiore libertà di governo e ciò portò alla cosiddetta Età dei Comuni, che si concretizzò anche a Milano, sede di ben avviate attività artigianali.

Le tensioni tra popolo grasso e popolo minuto, insieme alle crisi economica e demografica causate dalla grande peste nera del Trecento, portarono infatti all’affermarsi della Signoria. Ben presto i Signori più ricchi ottennero sia la possibilità di designare il proprio successore, sia la legittimazione da parte dell’imperatore o del papa che concedevano loro, previo versamento di un forte compenso, i titoli di vicario imperiale o di vicario papale o di Duca.

La Signoria di Milano fu governata dai della Torre dal 1259 al 1277, anno in cui dovette essere ceduta ai Visconti, i quali ottennero il titolo ducale nel 1395. Il Ducato di Milano, con vari governanti, indipendente ma facente parte, a seconda dell’epoca, del Sacro Romano Impero, dell’Impero spagnolo, del Regno di Francia e della Monarchia asburgica, rimase in piedi fino al 1796.

È in questo contesto che, a partire dall’Età dei Comuni, le zone periferiche intorno a Milano, site appena fuori le sue mura, assunsero il nome di Territorio dei Corpi Santi, forse perché anticamente i defunti venivano tumulati fuori dalle mura della città o forse perché in quelle zone esistevano Chiese e Basiliche che custodivano all’interno reliquie di santi. Il Consiglio dei Capifamiglia, formato da tutti i capifamiglia della comunità, nominava un Console come responsabile dell’ordine pubblico e interprete delle esigenze presso le autorità.

Il Molino Doppio nacque all’interno della zona conosciuta come Barona, inserita nei Corpi Santi di Porta Ticinese in quanto gravitante nelle vicinanze di tale Porta. All’inizio si trattava di una zona di campagna acquitrinosa e piena di sterpaglie, che però in seguito sarebbe diventata un insieme di vasti prati agricoli.

Nel 1200, infatti, i monaci Cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle contribuirono a diffondere in Lombardia la tecnica detta della marcita: in inverno sui prati veniva lasciato insieme all’ultimo taglio un velo d’acqua, in modo da rallentare il raffreddamento e favorire la crescita dell’erba anche con temperature rigide. Questa tecnica, che richiedeva un terreno in leggera pendenza, una roggia di alimentazione e una roggia drenante, garantiva un ricco foraggio e favorì l’allevamento dei bovini e l’incremento dell’apparato irriguo, a partire dai Navigli.

Questo contesto ovviamente favorì la costruzione di cascine e di mulini. Del Molino Doppio si ha, infatti, notizia già grazie alla testimonianza della visita pastorale del 9 aprile 1567 di San Carlo Borromeo, che incontra, tra la cinquantina di edifici esistenti, il Molendinum Duplum, inserito nell’Inventario delle case, delle cascine e dei mulini sotto la Parrocchia Chiesa del Borgo Barona.

Inoltre, il Molino risulta denominato semplicemente “Molino” nella “Carta dei dintorni di Milano” del 1600 predisposta dall’ingegner Giovanni Battista Claricio, conservata all’Archivio Storico Civico e ristampata fino al 1682. Questa Carta, che si estende per un “raggio di cinque miglia” dal centro della città, era destinata a uso fiscale e riportava con precisione cascine, torchi e mulini, obbligati a fornire prodotti a Milano sotto la dominazione spagnola.

Immagini dall’Archivio Storico Civico e Biblioteca Tivulziana del Comune di Milano

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